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NEL SOLCO DI PIETRO: MOSTRA A PISA

postato il: 27/03/2017 - NEL SOLCO DI PIETRO: MOSTRA A PISA

NEL SOLCO DI PIETRO: MOSTRA A PISA

Piazza dei Miracoli da aprile a luglio 2017
Pensata nella scia del Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco per l’anno liturgico 2015-16, la Mostra è ideato dal Centro Europeo per il Turismo, Cultura e Spettacolo di Roma e frutto della collaborazione tra la Reverenda Fabbrica di San Pietro a Roma e l’Opera della Primaziale Pisana.

Il tema principale che l’attraversa è il confronto tra la Basilica Vaticana e la Cattedrale di Pisa, intese come concrete manifestazioni della Chiesa universale l’una, della Chiesa locale l’altra. Il ben noto sfasamento cronologico che esiste tra i due edifici attuali, medievale a Pisa e moderno a Roma, ha costituito per gli organizzatori una sfida importante, risolta con un’opzione di lungo periodo.

Gli oggetti chiamati a raccontare questa complessa vicenda vanno dall’età di San Pietro alla Rivoluzione Francese, ma sono inseriti entro precise griglie tematiche, che ne giustificano in maniera rigorosa la presenza in Mostra.

Il complesso percorso storico che s’intende illustrare si articola dunque come segue: 1. Romanitas pisana: il Medioevo. Partendo dalla constatazione che la Piazza del Duomo di Pisa si configura come una ‘seconda Roma’, la prima sezione della Mostra è dedicata ad un confronto puntuale tra la Cattedrale di Pisa e la perduta Basilica Costantiniana di San Pietro, quale essa ci è nota attraverso scavi, fonti e studi recenti. Se sul piano dell’architettura tale confronto ha luogo attraverso la documentazione indiretta di modelli bi- e tridimensionali, sul piano della decorazione pittorica e scultorea degli edifici ci si giova anche di alcuni preziosi originali. Un importante trittico d’ambito romano e quanto resta del decoro absidale dell’antica San Pietro aiutano a comprendere l’eccezionalità tecnica ed iconografica del mosaico che nella Cattedrale di Pisa occupa l’abside maggiore. Più complesso il discorso relativo al mirabile sviluppo della scultura pisana tra Romanico e Gotico, per intendere il quale i prototipi paleocristiani vanno ovviamente integrati con un esplicito riferimento a tutta quanta l’eredità antica e in primis all’eccezionale raccolta di sarcofagi conservati in città. Un rapido excursus sulla cruciale tipologia rappresentata dai pulpiti è seguito dalla presentazione della Madonna di Arrigo VII di Giovanni Pisano, che pone il sigillo all’età d’oro dell’arte pisana e insieme ricorda che, nel Medioevo, Roma è città imperiale oltre che papale.

2. La Navicella di San Pietro. Il lungo, persistente interesse che la Pisa medievale ha manifestato per Roma è strettamente legato alla figura di San Pietro. Per affrontare degnamente questo complesso problema la sezione ad esso dedicata s’articola in tre distinte sottosezioni. La prima è dedicata alla Basilica Suburbana di San Piero a Grado, la seconda al mare inteso quale luogo privilegiato di scambi di ogni tipo e la terza all’iconografia di San Pietro nell’arte di produzione e/o committenza pisana. Nella prima di queste sottosezioni il confronto virtuale tra gli affreschi di San Piero a Grado ed i loro prototipi romani è integrato dalla possibilità veramente eccezionale di esporre i due unici frammenti superstiti del ciclo pittorico del quadriportico dell’antica San Pietro accanto ad un dipinto su tavola di Deodato Orlandi, che in San Piero a Grado copiò, e dunque conservò alla memoria, quel ciclo poi inesorabilmente distrutto. L’idea forte dell’appropriazione culturale assume significato diverso nella sottosezione dedicata al mare, dove alcuni pregevoli manufatti bizantini ed islamici presenti ab antiquo in città sono affiancati da opere analoghe che è stato possibile reperire in altri, insospettati contesti. Quanto alla sottosezione dedicata all’immagine di San Pietro, la scelta si fonda unicamente sul principio di qualità artistica, sicché poche opere bastano a dare l’idea dell’importanza del Principe degli Apostoli per la società pisana fino al suo definitivo inserimento nello stato mediceo nel corso del sedicesimo secolo.

3. Romanitas pisana: l’Età Moderna. La costruzione dell’attuale Basilica di San Pietro, avviata da papa Giulio II proprio agli inizi del sedicesimo secolo, inaugura un nuovo corso per l’intera arte occidentale. La terza sezione della Mostra verifica l’impatto che questo epocale giro di boa ha avuto anche sulla Cattedrale di Pisa, indagando alcuni episodi di decorazione ‘alla romana’ rintracciabili al suo interno. Si tratta di tre importanti interventi dovuti nel Cinquecento a Perin del Vaga allievo di Raffaello, nel Seicento a Orazio Riminaldi emulo del Lanfranco e nel Settecento ad un manipolo di artisti cui si deve il completamento dell’arredo pittorico dell’edificio. L’intenzione sottilmente anti-fiorentina che caratterizza tutti e tre questi momenti della storia artistica della maggior chiesa cittadina costituisce motivo di riflessione profonda sul rapporto tra cultura e politica, che non è sempre nel segno del consenso. Il punto viene approfondito nelle due rimanenti sezioni della Mostra, le quali, pur fondandosi su materiali relativamente recenti, riportano il discorso sul ruolo fondante che l’architettura latamente intesa riveste in seno a tutto quanto l’insieme delle arti sacre.

4. Fabrica ecclesiae, ovvero costruire e mantenere in vita l’edificio sacro. L’edificazione di un’importante chiesa e la sua manutenzione spettano a quelle specifiche realtà tecnico-amministrative che rispondono al nome di fabbricerie ecclesiastiche. Nella quarta sezione della mostra, un congruo numero di oggetti selezionati all’uopo illustra sia le tecniche architettoniche tradizionalmente adottate nell’edilizia sacra, sia la complessa struttura economico-finanziaria che ne rende possibile l’utilizzo. Argani, leve, carrucole s’accostano a misure per il grano, urne elettorali, insegne di potere, ecc. visualizzando così ciò che normalmente rimane nascosto quando visitiamo le nostre chiese storiche. La lunga durata fornisce anche qui un’importante chiave di lettura che, puntando sulla continuità piuttosto che sulla discontinuità, aiuta a comprendere perché anche i più stratificati edifici sacri possiedano ai nostri occhi il carattere non di morti preparati anatomici ma di rigogliosi organismi viventi.

5. I Santi in festa. Per quanto destinata ad una durata effimera che chiaramente contrasta con le ambizioni dell’architettura monumentale, la festa presenta problemi d’investimento economico e di realizzazione pratica che chiamano direttamente in causa le fabbricerie ecclesiastiche. Per questo la quinta ed ultima sezione della Mostra, dedicata appunto ai Santi in festa, va letta in stretta continuità con la quarta, di cui abbiamo testé delineato l’importanza. Il confronto diretto tra il mirabile modello ligneo della facciata di San Pietro del Vanvitelli e la ‘macchina’ per l’esposizione della Madonna di Sotto gli Organi costituisce il centro della sezione. Se qui il tema è ancora una volta il rapporto tra Chiesa universale e Chiesa locale, l’introduzione di altri manufatti variamente legati ai più venerati santi pisani sposta inevitabilmente il discorso su di un piano più strettamente cittadino, nel quale l’originaria matrice religiosa della festa sfuma impercettibilmente in un’esperienza sociale diversa, capace di accogliere al suo interno anche vigorose istanze profane. Esemplare punto d’arrivo in questo senso risulta la ‘luminara’ di San Ranieri, alle cui origini tra Barocco ed Illuminismo accennano gli ultimi oggetti esposti in Mostra.

La mostra si svolgerà dal mese di aprile 2017 al mese di luglio 2017. Sarà ospitata nel Palazzo dell’Opera (sezioni 1-3) e nel Salone degli affreschi contiguo al Camposanto Monumentale (sezioni 4-5). La accompagna un Catalogo, composto di saggi e schede.

Comitato d’onore: S.Em. Card. Angelo Comastri, S.E.Mons. Giovanni Paolo Benotto, Dott.Pierfrancesco Pacini.


Comitato scientifico: Prof.Marco Collareta, Prof. Mario Lolli Ghetti, Prof.Antonino Caleca,
Prof.Antonio Pinelli, Dott.Andrea Muzzi, Prof.ssa Maria Grazia Bernardini, Dott.Pietro Zander, Dott.Stefano Casciu.
Curatore della mostra: Prof.Marco Collareta.